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Primi anni Settanta. A pancia in giů e sollevato sui gomiti, un ragazzino legge su una rivista frasi impenetrabili, rabbiose, attraenti. Sono tutte di Pier Paolo Pasolini. Il tempo passa e, quasi inavvertitamente, dentro quel bambino che oggi č uno scrittore sedimenta qualcosa di profondo: non č solo la passione per la parola, č l'istinto di un mestiere. "Seguire quello che succede, immaginare quello che non si sa o che si tace, rimettere insieme i pezzi disorganizzati e frammentari, ristabilire la logica dove regnano l'arbitrarietŕ, la follia e il mistero." Perché il Pasolini che ci parla dalle pagine di questo libro non č il poeta né il letterato, č quello della narrazione civile, lo stesso che confessň di sapere e che č stato assassinato. Č proprio lě che torna Carlo Lucarelli, agli anni piů violenti della nostra storia recente, ai pestaggi, ai morti ammazzati e alle stragi. Torna al Pasolini intellettuale e all'odio che lo circondava. Attraverso un tessuto di impressioni intime, analisi politiche e ricostruzioni storiche, torna a quella notte di novembre del 1975 in cui si č consumato un delitto comunque politico. Ciň che resta, una volta disintegrata la versione ufficiale e rimessi in ordine i fatti, č la certezza di trovarci di fronte a un Segreto Italiano.