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Un libro non certo per celebrarlo, lo stesso Antonio Bacchetti non avrebbe sopportato la retorica, ma per raccontare di un uomo, di un partigiano-calciatore, dalle molte vite. All'apice della carriera a Napoli, osannato da quelle folle come “’O Cammello”, nel 1951 subì un processo in corte d’assise a Udine per il suo passato partigiano. Uno dei tanti processi, con l’avanzare della Guerra fredda internazionale e interna, intentati contro la Resistenza. Amnistiato dalla legge Togliatti, il PCI lo fece eleggere membro della direzione di quella Federazione Mondiale della Gioventù Democratica che per presidente aveva Enrico Berlinguer. E poi un’altra vita, dopo il calcio giocato, da abile talent-scout di giovani promesse. Un’esperienza conclusa malissimo, con un omicidio per il mancato pagamento di una commissione. Infine il carcere e una brutta malattia a portarselo via presto nel 1979. Una storia maledetta, un personaggio unico nel panorama del calcio italiano.