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A tredici anni, Miyamoto Musashi uccise un uomo nel primo dei molti duelli che sostenne nella sua vita. A trent'anni aveva affrontato piů di sessanta scontri, senza perderne nemmeno uno. Sarebbe vissuto altri trent'anni senza uccidere nessuno, bensě limitandosi a soffocare qualsiasi azione dell'avversario fino a costringerlo ad ammettere la sua superioritŕ. Nello stesso periodo cominciň a espandere i propri orizzonti, dedicandosi al Buddhismo Zen e alla pittura a olio di china in cerca della vera Via. Musashi fu una leggenda della sua epoca. La sua arma preferita era una spada di legno, e raramente combatté usandone una vera. Sconfisse i suoi avversari giocando d'astuzia, o ritorcendo contro di essi la loro stessa forza. Raggiunto lo sviluppo massimo delle sue abilitŕ, iniziň a evolversi artisticamente e spiritualmente, diventando uno dei pittori e dei calligrafi piů abili del Paese e al contempo intensificando la sua pratica dello Zen. Riuscě a incanalare le sue capacitŕ marziali nella ricerca di qualcosa di piů profondo, rimanendo sempre un viaggiatore solitario, rifuggendo il potere, la ricchezza e le comoditŕ che gli sarebbero derivate da un impiego al servizio di un signore feudale, e preferendo la ricerca costante della veritŕ, della perfezione e della vera Via. Giunse infine a comprendere che la perfezione in un'arte, fosse questa di pace o di guerra, permetteva di raggiungere una comprensione spirituale piů profonda.